14 ottobre 2016

Step #4 - I COLORI NEL MITO


Iris.
Nella mitologia greca e romana la dea madre di tutti i colori era Iris (Iride per i Romani). Dotata di piedi veloci e di grandi ali, era una messaggera degli dei. Una caratteristica fondamentale era che al suo passaggio lasciava una striscia colorata dove camminava: l'arcobaleno. Alcuni la descrivono dotata di ali dorate, altri la volevano vestita con un manto variopinto, forse formato da gocce iridescenti, i cui colori lasciavano la scia nel cielo.

Ma dei sette colori della dea dell'arcobaleno, ci focalizzeremo sul blu e in particolare sulla sfumatura dell'oltremare.

Come abbiamo ricordato più volte, tale colore è inevitabilmente legato alla pietra da cui si ricava. 

Porta di Ishtar
al Pergamonmuseum
di Berlino.
La tinta blu rappresentava il colore proprio del cielo inteso come regione sovrumana: la sede divina fu sempre concepita nel cielo. Le statue delle divinità mesopotamiche erano fatte di lapislazzuli, nella Bibbia e nei papiri egiziani numerosi sono i riferimenti al blu come icona del sacro. Il blu appariva nelle città e nei templi per portare il divino in mezzo agli uomini; la porta di Ishtar a Babilonia era costruita con piastrelle di lapislazzuli, in Greca l'azzurro si trovava nei fregi dei palazzi e dei templi e anche i palazzi micenei erano adorni di intarsi di materiale blu. Gli antichi sumeri pensavano che gli occhi azzurri fossero un segno distintivo degli dei.






Vengono elencati di seguito alcuni esempi mitologici degni di nota.

LA GLAUCOPIDE ATENA: mitologia greca

La dea greca Atena viene citata talvolta con l'epiteto glaucopide [dal greco γλαυκῶπις -ιδος, composto di γλαυκός «lucente, glauco» e ὤψ ὀπός «sguardo»] il cui significato è comunemente interpretato come «dagli occhi brillanti» oppure «dagli occhi azzurri, cerulei». Anche in questo caso l'azzurro è una caratteristica divina.


LIBRO DEI MORTI: mitologia egizia

Osiride.
È stato ritrovato un legame tra blu-azzurro e il lutto: Osiride, intermediario tra la vita e la morte, viene descritto a volte con artigli d'oro, il capo di lapislazzuli e la corona di malachite. Nei riti in cui si celebrava la morte del dio veniva portata in processione una statua che lo rappresentava, fatta di lapislazzuli.
Il blu-azzurro era presente anche nella decorazione delle costruzioni funerarie. I soffitti erano spesso dipinti di azzurro e cosparsi di stelle a simboleggiare i campi scintillanti che il defunto avrebbe raggiunto dopo la morte. Infatti gli egizi immaginavano il cielo come una piantagione di pietre preziose in cui i magici lapislazzuli e turchesi, le prodigiose malachiti e gli smeraldi scintillanti portatori di virtù brillavano come stelle promettendo fertilità, abbondanza e vita eterna.


POEMI PRE-OMERICI: mitologia sumerica
Gilgamesh.

Riscontriamo la presenza del lapislazzuli anche nel poema più antico della storia: l'epopea di Gilgamesh.
È una pietra talmente preziosa da comparire sempre in relazione a elementi divini:
  1. nel prologo come pietra su cui erano incise le gesta del mitico re/dio;
  2. nella Tavola VI come materiale costituente le corna di un toro celeste mandato dagli dei sulla terra;
  3. Il serpente piumato Quetzalcoatl.
  4. nella Tavola IX sono presenti gli alberi di lapislazzuli nel giardino del dio Sole.

DIVINITÀ SERPENTE: mitologia azteca

Anche i popoli extraeuropei associavano il blu al divino: secondo un mito azteco il Serpente Piumato, il dio Quetzalcoatl, in una delle tante sembianze che poteva assumere, aveva carnagione chiara e occhi azzurri.
Egli aveva lasciato il Messico con la promessa che sarebbe ritornato a liberare il suo popolo; quando gli Aztechi videro sbarcare sulle loro coste gli spagnoli di pelle chiara e con gli occhi azzurri pensarono che il loro dio fosse tornato e non si difesero dall'invasione dei conquistadores.



DIVINITÀ BLU: mitologia buddista

Il Buddhismo esoterico è solito presentare i concetti più astratti attraverso le immagini visive. In particolare l'estetica tratta spesso cinque colori: bianco, giallo, rosso, blu, verde.

I cinque Buddha trascendentali, personificazioni degli aspetti astratti del Buddha, sono tutti caratterizzati da un colore che si dice favorisca il processo di trasformazione di specifiche negatività umane in qualità positive:


Buddha blu della medicina.

1. Vairochana - bianco - trasforma l'illusione di ignoranza nella saggezza della realtà;

2. Ratnasambhava - giallo - trasforma l'orgoglio in saggezza di identità;

3. Akshobhya - blutrasforma la rabbia in saggezza;

4. Amitabha - rosso - trasforma l'illusione di attaccamento nella saggezza del discernimento;

5. Amoghasiddhi - verde - trasforma la gelosia in saggezza di realizzazione.



Nulla illustra meglio la spettacolare influenza che ha il blu più scuro nell'estetica buddista se non il "Buddha Blu", noto anche come il Buddha della Medicina o della Guarigione

La caratteristica più peculiare del Buddha (Blu) della Medicina è il suo colore, l'azzurro intenso del lapislazzuli. Il Maestro Blu della Guarigione (Buddha blu della medicina) è una delle figure più onorate nel pantheon buddista. In uno dei sutra (testi canonici) principali, concernente il Buddha della Medicina, Shakyamuni dice:

«Vi supplico, Beato Guru della Medicina,
il cui corpo color cielo, santo corpo di lapislazzuli
Significa onnisciente saggezza e compassione
Vasta come spazio illimitato,
Per favore dammi la tua benedizione.»


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